sábado, 13 de noviembre de 2010

himno Divo Homobono Cremonensi en honor a San Homobono


El obispo de Alba, Marco Gerolamo Vida (s. XVI), compuso el himno Divo Homobono Cremonensi en honor a San Homobono, patrono de la Ciudad de Cremona, Italia. Se cantaba en las vísperas de su solemnidad del 13 de noviembre.

Divo Homobono Cremonensi

Inno composto da Marco Gerolamo Vida*
in onore di Sant'Omobono, patrono dell'inclita città di Cremona,
da cantarsi nei Vespri della Solennità del giorno 13 di Novembre
(Versione italiana a cura di Pier Maria Mainardi)


Texto en latin

Beate pauperum pater,
Decus Cremonæ, Homobone,
Iuva tuos cives tuis
Cantu vacantes laudibus.
Nil post Deum, Deique post
Magnam parentem virginem
Noster chorus te sanctius
Colit sacra tibi die.

Sensere nostri sæpius
Tuam patres præsentiam,
Dum supplicum victus prece,
Nostris ades periculis.

Tu sæpe nobis percitum
Ira Tonantem mitigas,
Nec in merentes nos sinis
Sævire poenis debitis.

Non templa frustra ponimus,
Arasve dictas de tuo
Vetusta rite nomine
Sacravit olim civitas.

Hæc consecuti nobiles
Tui labores præmia,
Dum more Divum degeres
Vitam caduco corpore.

Tu mente cœlum cogitans
Deum gerebas pectore,
Quem deperibas unice,
Rerum tuarum nihil memor.

Tu largus indigentibus
Eras, profundes omnibus,
Parvum tuo quod prædium
Vix suppetebat victui.

Quod erogabas, largius
Suppetebat illico Deus,
Et tosta liba crescere
Sunt sponte visa in arcula.

Quid? obvio cum pauperum
Non abnuisti cœtui,
Quod afferebas vineæ,
Fossoribus pactum merum,

Cados inanes prodigus
Lympha replesti fluminis,
Quæ visa mox bibentibus
Merum colonis nobile.

Seu se templi fores
Ultro patebant vi sua,
Dum nocte concinentium
Choros adires flaminum.

Ascriptus deinde cœlitum
Choris beatis, indicas
Apud Deum qua polleas
Rerum satorem gratia.

Funus vemitur ad tuum:
Cæci vident, claudi meant,
Muti loquuntur, audiunt
Surdi, levantur languidi

Quia et sepulchrum sub tuum
Ducunt furore percitos,
Nunc usque cedit protinus
Vis infernale potentiæ.

Regi tamen sit gloria,
Horum datori munerum,
Qui trinus unus omnia
Regnat Deus per sæcula.



Texto en Italiano
O beato padre dei poveri,
o Omobono, onore di Cremona,
proteggi i tuoi concittadini
che ti lodano nei canti.
Il nostro coro non venera nulla
più devotamente di te,
nel giorno e a te consacrato
dopo Dio e la grande Vergine.

Abbastanza spesso i nostri antenati
avvertirono la tua presenza, quando,
lasciandoti vincere dalle preghiere di coloro
che ti supplicavano, ci aiutavi nei momenti di pericolo.

Tu spesso plachi l'ira di Dio, sdegnato con noi,
e non gli permetti di infierire
nei nostri confronti con i giusti castighi,
che pur meritiamo.

Non abbiamo innalzato invano chiese,
e l'antica città elevò un tempo,
con debite cerimonie,
altari e a te consacrati.

Le tue sante fatiche
ti otterranno questa ricompensa,
mentre trascorrevi santamente la vita
nel tuo corpo mortale.

Tu, che avevi il pensiero sempre rivolto
alle cose del cielo, portavi nel tuo cuore Dio,
per il quale ti consumava un amore esclusivo,
senza alcuna preoccupazione per le tue cose.

Tu eri generoso verso i bisognosi,
dispensando largamente a tutti
ciò che il tuo piccolo podere produceva
in misura appena sufficiente per il tuo sostentamento.

Dio immediatamente sostituiva,
con ancora maggiore abbondanza, ciò che donavi,
e furono visti riprodursi spontaneamente
nella madia i pani già cotti.

E che? Quando non riufiutasti
ad un gruppo di poverelli che ti veniva incontro
il vino che portavi nella vigna,
e che era stato da te pattuito con gli zappatori,

e riempisti i bicchieri vuotati dalla tua generosità
di acqua attinta al fiume,
che ai contadini che la bevevano
sembrò eccellente vino.

Le porte della chiesa
ti si spalancavano spontaneamente,
quando nottetempo ti univi al coro
dei sacerdoti in canto.

Quindi, partecipe dei cori celesti,
mostri chiaramente di quale favore
tu goda presso Dio,
autore di tutte le cose.

Si accorre al tuo funerale:
ed ecco che i ciechi riacquistano la vista,
gli zoppi camminano, i muti parlano, i sordi odono,
e coloro che sono privi di forze si risollevano.

Si conducono persino, presso il tuo sepolcro,
coloro che sono presi dalla pazzia,
e da quel momento, e per sempre,
si allontana da essi la potenza diabolica.

Sia gloria eterna al Re,
che ha elargito questi doni,
e che, Dio uno e trino,
regna attraverso i secoli.